venerdì 27 aprile 2007

FAGIOLO/TERGICRISTALLO

Fermo al semaforo sotto la pioggia andó con la mente alla sera prima, senza fare caso alle luci della città che sfumavano sul parabrezza mischiate dalle gocce di pioggia.
Non si accorse nemmeno di quelo strano oggetto tondo posato sul tergicristallo, fermo nonostante il diluvio. Gli occhi erano aperti ma era come se dormisse. Non c'era in quel momento, si era perso cullato da quel pezzo di musica classica alla radio. Erano giorni che non riusciva a fare una notte di sonno.
Di punto in bianco un rumore assordante lo scosse da quel torpore. Era il clacson del tir in coda dietro di lui. Gli ci volle qualche secondo per realizzare che il semaforo era ormai verde.
Ingranò la prima e oltrepassò l'incrocio inseguito dai muti improperi che la gente gli gridava dietro ma che non poteva sentire, visto che tutti, compreso lui, erano sigillati negli abitacoli delle loro automobili.
Nel traffico del venerdì sera raggiunse l'incrocio successivo e si fermò anche a questo semaforo.
Tornò ad estraniarsi dal mondo intorno e di nuovo era con lei a rivivere quelle emozioni che si era concesso il lusso di provare. Il ricordo della sensazione della sua pelle sotto le sue mani era troppo forte per non portarlo via. Come la sua sorpresa quando per quella stupidaggine lei si arrabbiò tanto da mandarlo a casa. Sentiva ancora il rumore simile a grandine di quando lei in un eccesso d'ira aprì la finestra e gli gettò addosso manciate di quei fagioli che stava per cucinare. Lui fece giusto in tempo ad entrare in macchina.
Ecco cos'era quella cosa sul tergicristallo: un fagiolo rimasto incastrato che nemmeno la pioggia ha potuto spazzare via. Lo vide bagnato fradicio e non si sarebbe stupito se, anche lasciato a se stesso, un giorno o l'altro avesse germogliato. Quindi capì. Doveva dimostrarle che si poteva far funzionare la loro storia anche se lui non era capace di stare al mondo, non era uno di quelli che sembrano nati per far parte di una coppia. Ce n'erano a decine tra i suoi amici ma gli sembravano tutti così noiosi e non riusciva a capire cosa ci trovassero le loro donne, che li amavano a tal punto da rimanere con loro anche se tutti i santi giorni si assomigliavano. Lui era diverso. Forse migliore (oddio questi pensieri di superiorità ogni tanto si affacciavano ma non era difficile mandarli indietro, aiutato dal senso di colpa ereditato dalla madre insieme agli occhi grandi).
Lui era come quel fagiolo. Ad occhio veniva valutato come qualcosa da consumare in fretta, in una zuppa o una notte di sesso, ma dandogli fiducia avrebbe fruttato come pochi, chiedendo poche cure, solo una possibilità. Una varietà rustica, come dicono quelli dei vivai.
Allora si decise e mise la freccia. Era tutto più chiaro, ora. Cambiò rotta e si diresse verso la casa di lei. Sperava di metterci poco ad arrivare, per paura di perdere la determinazione ed il filo dei pensieri.
Andando il più velocemente possibile arrivò e lei non c'era. Non c'era problema. Prese dal portabagagli il set da picnic che ammuffiva da anni, vecchio regalo di una ex amante della natura, e tirò fuori un cucchiaio. Scavalcò la siepe bassa e sotto alla finestra della camera da letto scavò una buca non troppo profonda. Seminò il fagiolo e si assicurò che gli arrivasse sufficiente acqua piovana.
Sapeva che lei non poteva essere lontana, entrò in macchina per aspettarla. Le avrebbe spiegato tutto e lei avrebbe capito, gli avrebbe dato quella possibilità. Magari l'avrebbe sprecata presto ma ci voleva provare. Accese il riscaldamento e si sistemò comodo sulla poltrona. Dopo un minuto dormiva.

1 commento:

Sancious ha detto...

mi hai incuriosito... dopo darò un occhiata anche alla mia macchina... chissà che non troverò qualcosa..

Ciao..